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Rosse da «baciare», snack e da bere: a Rivoira è il tempo delle mele 4.0

Senza residui chimici, a polpa rossa, sapori tropicali. A Saluzzo, nei campi e negli impianti hitech di Rivoira, si sperimentano meleti (naturali) di nuova generazione. Il ceo Rivoira: «Abbiamo oltre 100 varietà. Qui spunteranno le Ferrari della frutta». – di Christian Benna.

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L’uomo della Mela 4.0 non è un fanatico di Cupertino e di Steve Jobs ma un piemontese doc che vuole fare del frutto più famoso della storia della civiltà un prodotto premium e ad alto tasso tecnologico con radici ben piantate nel cuneese. Per assaporare la rivoluzione in corso tra i meleti bisogna recarsi a Saluzzo, dove Marco Rivoira gestisce assieme al cugino Gualtiero un gruppo da 100 milioni di fatturato, l’87% generato dall’export, oltre 200 dipendenti diretti e un indotto da duemila persone. «Stiamo sperimentando più di 100 varietà di mela. Compriamo le licenze nei migliori centri di ricerca del mondo e le innestiamo nel cuneese; nei nostri campi sta spuntando una filiera della mela 4.0, più gustosa, senza pesticidi e trattata in stabilimenti hitech».

Tra calibratrici automatizzate, torri di conservazione, magazzini frigo, sale confezionamento (l’azienda sta per raddoppiare la superficie per accompagnare l’aumento produttivo) e impianti a radiofrequenza che selezionano la frutta in base a colore e qualità, Marco Rivoira sta ostinatamente cercando un nuovo capitolo della storia della mela. Proprio come farebbe un imprenditore del digitale e delle nuove tecnologie, ma con i frutti della natura. «Gli incentivi delle politiche agricole comunitarie hanno fatto sì che la produzione su larga scala delle mele sia finita nell’Est Europeo, con la Polonia che ormai la fa da padrone. Rispetto a quelle produzioni noi non siamo più competitivi perché abbiamo costi fissi molto più alti. Per crescere dobbiamo avere prodotti unici». In pratica nel cuneese si lavora alle «Ferrari delle mele». Prodotti di lusso o quasi. Ecco perché oltre alla semina, alla raccolta e agli impianti hitech è «scoppiato» il mela-mercato mondiale per accaparrarsi licenze e diritti delle mele migliori.

Marco Rivoira, che si è fatto le ossa prima come operaio in azienda, e poi all’estero per imparare tutto quel che si può sul commercio di frutta, si occupa proprio di questo. Va a caccia di tipologie di bucce e polpe in giro per il mondo, le seleziona e cerca di comprarne i diritti in esclusiva per un determinato numero di anni. In casa Rivoira oggi ci sono le mele da «baciare», le Kissabel, rosse sia dentro che fuori, e che saranno piantate il prossimo anno; le snack, mini-mele croccanti che si candidano a sfidare in modo salutare gli spuntini pieni di zuccheri; l’ammiraglia Ambrosia che arriva dal Canada; la Gala a residuo zero (niente pesticidi); il sapore esotico di Crimson Snow; e poi le nuove tipologie brasiliane.

Se il Piemonte è diventato la seconda regione italiana per produzione di mele, dietro solo al Trentino Alto Adige, lo si deve anche alla famiglia Rivoira, sul campo dal 1959 e adesso in pista per la rivoluzione industriale e tecnologica del settore. Il 30% della produzione di mele piemontesi porta l’etichetta Rivoira. Nell’ultimo anno i volumi sono aumentati a doppia cifra, +19%. «Non facciamo solo mele, ma anche kiwi, e poi piccoli frutti. Adesso stiamo partendo con un progetto di circa 70 varietà di ciliegie». Il gruppo possiede ettari coltivati e lavora con 220 aziende affiliate. Il cuore del prodotto è nei campi. Ma la parte industriale hitech è quella che ha permesso all’azienda di fare il grande salto. Con l’obiettivo di diventare anche un trasformatore e produttore di succhi di frutta. A settembre Rivoira lancerà una linea di succhi insieme a Noberasco e altri nuovi prodotti. A Saluzzo è ormai il tempo delle mele 4.0.

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